La perfezione non esiste, bisogna puntare all’eccellenza

Se non hai mai fallito, non hai mai provato nulla di nuovo.
L’obiettivo di ognuno di noi dovrebbe essere quello di raggiungere soddisfacenti livelli sia nell’ambito personale che lavorativo, guidati dalla consapevolezza che errori e fallimenti sono qualcosa di normale.
Per far questo, è utile mantenere le distanze dal perfezionismo, un’abitudine che ostacola il successo.
Voler raggiungere la perfezione non fa mai iniziare nè arrivare da nessuna parte, è un inibitore dell’azione e della creatività.
L’azione è l’elemento fondamentale per una vita di qualità: fare il primo passo senza inutili fardelli è liberatorio, ci avvicina al raggiungimento dei nostri obiettivi.
Prima di mettere online “lucapropato.com” ho trascorso ore a pensare quale impostazione grafica mi sarebbe piaciuta, le categorie, cosa dire di me stesso e cosa no, etc.
Poi mi sono accorto che stavo cominciando a perdere giorni nell’immaginare un “sito perfetto” senza iniziare a farlo davvero.
A quel punto, ho installato WordPress sul mio spazio web, impostato un layout grafico semplicissimo e ho cominciato a buttare giù una serie di articoli, anche se inizialmente in formato di appunti super – incasinati.
Ho compiuto il fatidico primo passo.
Tendere all’eccellenza, non alla perfezione
Ho ricordato a me stesso che una cosa è l’attenta pianificazione, un’altra è l’azione. A volte rimuginare troppo su ogni singolo dettaglio, in attesa di “renderlo perfetto”, fa perdere di vista il modo per raggiungere un obiettivo: cominciare e sperimentare.
“Una volta che ho dato avvio al mio progetto” – mi sono detto – “avrò il tempo di migliorarlo giorno dopo giorno”.
Anzi questo è stato uno stimolo per darmi da fare alacremente: ormai il sito era online, davanti agli occhi di tutti i visitatori effettivi e potenziali. Pensare alla realizzazione di un “blog perfetto” era un concetto che mi stava ostacolando.
Ogni giorno vedo almeno un sito “più bello” del mio, un logo più figo o degli articoli più interessanti dei miei… ma questo deve rappresentare solo una tendenza verso il miglioramento quotidiano, costante e continuo.
Forse è più ragionevole tendere all’eccellenza che alla perfezione.
La perfezione NON esiste
La perfezione come concetto assoluto e oggettivo non esiste, rappresenta un circolo vizioso, la continua rincorsa di qualcosa che non ci renderà mai felici.
È come percorrere un tunnel del quale non si vede mai l’uscita.
Un’interessante ricerca svolta nell’Università di Toronto, ha sottolineato come questa abitudine (o vizio) potrebbe compromettere la qualità della vita e anche le relazioni interpersonali.
Quando non ci accontentiamo mai di un risultato raggiunto, riscontrando difetti o imprecisioni in ciò che facciamo o che fanno altre persone, mettiamo a rischio anche la salute: stress elevato, depressione, disturbi dell’alimentazione, ansia, rabbia e frustrazione.
Nessuno può giungere alla perfezione, ma darsi da fare nella sua ricerca, può significare aver dato il meglio di noi. (Gino D’Oria)
Una cosa è il CO.CO.MI (continuo e costante miglioramento) o KAIZEN, un’altra è la mania del perfezionismo.
• Il primo racchiude la voglia di espandersi, migliorarsi e rendersi completi attraverso stimoli sempre nuovi.
• La seconda invece è la “camicia di forza” indossata da coloro che avviano una competizione malsana con se stessi e con gli altri, sfociando in alcuni casi in un disturbo ossessivo compulsivo di personalità.
Thomas Edison ha effettuato centinaia di tentativi per costruire la prima lampadina funzionante e dopo ogni insuccesso affermava, quasi come un mantra: “Bene, ora conosciamo un altro modo in cui non costruire una lampadina”. Questo è l’atteggiamento giusto per ottenere qualcosa dalla vita!
Gli sbagli non vanno presi come una sconfitta, ma come un insegnamento e un punto di ripartenza verso una giusta direzione, evitando la fretta di giungere alla meta.
Accogliere questa buona abitudine permette di dare di più nel presente, con consapevolezza, per vivere meglio e in maniera più rilassata.
• Tu che cosa ne pensi? Anche tu sei stato colto, come me, da qualche mania di perfezionismo?
Ad maiora.