Clubhouse: che cos’è e perché questo social sta avendo successo in Italia

Clubhouse è un nuovo social vocale e in Italia, da alcuni giorni, sta crescendo spontaneamente e in maniera rapida.
È stato fondato negli USA nell’aprile 2020 dalla startup Alpha Exploration di Ronan Seth e Paul Davison, con un lancio ben studiato a tavolino, attraverso l’ingresso di super big come Oprah Winfrey, Kevin Hart, Chris Rock, Drake.
A questi grandi nomi si sono aggiunti successivamente Ashton Kutcher, Jared Leto e da pochi giorni anche Elon Musk.
Perché sta avendo tanto successo in Italia?
Nel nostro Paese, il motivo di tanto successo forse si nasconde nella pandemia e nelle sue restrizioni.
Sentiamo la mancanza di contatto e relazioni, anche e soprattutto con gente nuova.
Abbiamo il bisogno di recuperare quello che non possiamo avere a livello fisico, come l’aperitivo dopo il lavoro, la cena al ristorante, l’allenamento in palestra o la lezione all’università.
Rispetto a Facebook, Instagram, LinkedIn con le loro immagini e parole vissute in “differita”, a volte un po’ troppo costruite, permette di ascoltare la voce spontanea di persone in diretta, quasi come se fossero vicino a noi.
E questo ci fa sentire meno soli.
Dettagli tecnici e curiosità su questo social
L’app è attualmente disponibile solo per iPhone e iPad e non è un social fruibile da browser.
Si può accedere soltanto ricevendo un invito.
Comunque, è possibile iscriversi, indicando il numero di telefono e scegliendo un username, per entrare in una lista di attesa. I nostri amici già iscritti ricevono una notifica e possono approvare il nostro accesso, senza consumare i due inviti a loro disposizione.
Una volta dentro si possono indicare i propri interessi e poi scegliere una stanza tra quelle attive, in cui mettersi in ascolto oppure chiedere la parola. A meno che non sia uno dei moderatori a invitarci a “salire sul palco“.
Al momento non è “GDPR Compliant”, cioè non è conforme al regolamento europeo per la protezione dei dati. Quindi, in teoria, non sappiamo come usa le nostre informazioni personali.
Per quanto riguarda l’icona dell’app, è diversa da quelle colorate di altri social. Dall’11 dicembre 2020 c’è la fotografia in bianco e nero di Bomani X, chitarrista e cantautore americano, oltre che imprenditore digitale.
Prima ancora di lui ci sono stati Julie Wenah, avvocato e artista hip hop e ancor prima King Kiko, fondatore di “The 99 Problems“, un’organizzazione che è stata impegnata nella mobilitazione politica durante le elezioni americane.
Ma chi sono queste persone e perchè sono state scelte? I fondatori del social hanno pensato di non usare un logo, ma i volti degli utenti più attivi e popolari.
Il futuro di Clubhouse
Non ho abbastanza dati per valutare il destino a medio termine di Clubhouse, tuttavia per poterlo vivere appieno occorre molto tempo, quello che ora non è impiegato nelle nostre normali attività: passeggiata, palestra, aperitivo, cena fuori, etc.
Quando torneremo a una vita “normale” – mi auguro molto presto – non avremo tempo per una frequenza d’uso così alta, che richiede di essere nelle room sin dall’inizio per poter comprendere un discorso.
Non ci contenuti fruibili in differita e per intero, come un post su Facebook o un video su YouTube. Si tratta di una vera e propria esperienza diversa rispetto a tutti gli altri social.
La sua naturale evoluzione potrebbe essere quella di diventare una sorta di “social radio” con un palinsesto sviluppato dagli utenti, che si daranno appuntamento per usufruire dei contenuti in date e orari prestabiliti.
Clubhouse mi piace, tuttavia…
Sono iscritto da quattro giorni e mi piace: sarà l’effetto novità oltre che la “compagnia” di persone che ne sanno a pacchi, interessanti e che stimo.
Tuttavia già è chiaro che occorre integrare un sistema di moderazione migliore, troppo spesso ho sentito gente accavallarsi per parlare.
Come d’altronde, può essere frustrante non riuscire a intervenire ed esprimersi – nonostante la “mano alzata” – quando le room hanno più di 20/25 persone e vengono monopolizzate dai moderatori stessi o da eventuali VIP presenti (e ce ne sono già diversi anche in Italia).
Dopotutto è una piattaforma con l’obiettivo di creare interazione tra le persone, non monologhi: per far questo ci sono già webinar e podcast.
Si aggiunge il fatto di non potersi vedere, che alla lunga potrebbe stancare e il non poter condividere immagini e link, che rende incompleta a volte la comunicazione.
Ma, in fondo, è proprio qui il fascino di questa piattaforma, vero?
Una cosa è certa: a differenza di altri social, mette a dura prova chi è privo di solidi argomenti da condividere.
Staremo a vedere come evolverà, e se questo “prodotto” verrà copiato da Facebook & Co. nello stesso modo in cui hanno fatto con le Stories da Snapchat e i Reels da TikTok.
Nel frattempo, tu sei iscritto a Clubhouse? Fammi sapere che cosa ne pensi!